7 dicembre 2001

Tradizioni



S. Ambrogio. Quindi Natale. Almeno a casa mia, dove le tradizioni hanno trovato ospitalità e rifugio da sempre. Leggo qui e la gente che parla di insofferenza verso una festa che ormai non sarebbe più come una volta, gente che si dichiara stanca di tutto quello che intorno a Natale gira, gente che per quello strano meccanismo di “Io sto dall’altra parte di tutto” si dice rattristata dalla felicità che al Natale viene associata. Leggo di gente che elenca le cose legate al Natale come una triste sequenza di riti a cui chissà quale multinazionale ci ha abituato, e visto che dobbiamo essere “dall’altra parte di qualsiasi cosa” sento gente parlare delle luci di Natale come una cosa triste che per un mese impedirà loro di vedere allo stato puro chissà quale meravigliosa via che secondo loro sarebbe evidentemente migliore senza quelle luci.

Sento persone sui blog che per non arrivare tardi, si dichiarano fin da ora rattristati dai racconti che già sanno che leggeranno sulle cene natalizie di questo o di quel blogger, rattristati dalla “solita” lettera a Babbo Natale che puntualmente comparirà, dall’elenco dei regali che verrà tempestivamente redatto sulle pagine, dove probabilmente si troveranno tutti gli sfoghi finalmente veri sui regali dei parenti che vedendoci una volta l’anno, non azzeccano mai i nostri gusti.

Leggo una tristezza a cui non sono abituato, ascolto insofferenza verso un giorno che volenti o nolenti, è stato una delle più felici certezze della vita (credo) di chiunque.

Con tutto il rispetto per le idee altrui, che in genere non ho (…), spesso mi trovo a non capire davvero perché oltre quello che già ci è stato tolto come emozione, molti sentano questo irresistibile desiderio di essere “contro” anche a una delle ultime feste che sono riuscite a sopravvivere a quella infallibile e spietata macchina trita-emozioni che si chiama “progresso”. Proprio non riesco a vederci il vantaggio che se ne ottiene o il gusto che si può provare.

Cioè, non si sta parlando di un forum politico delle grandi aziende, non ci stiamo avvicinando al cambio della moneta, non si sta commentando l’intervento americano in Afghanistan, non si sta aspettando la presentazione del bilancio di questa o quella multinazionale, non si sta organizzando un movimento “contro” lo sfruttamento della povertà, non si sta frequentando un circolo “anti aborto”.

E’ Natale.

Mamma mia, è Natale!

Ma come si fa a non sentire che anche solo pronunciarlo è bello? E’-N-A-T-A-L-E.

Senti il suono. È casalingo in una maniera che solo la parola Natale sa essere. Non ne hanno inventate di più musicalmente casalinghe. Natale. È geneticamente impossibile che quella parola richiami tristezza, angoscia, insofferenza.

A meno che non ci si impegni a ottenerlo perché bisogna essere per forza “contro”, allora a quel punto è facile, il nostro cervello è in grado di convincerci di qualsiasi cosa, persino che il Natale è triste.

Ma è un peccato quando ci si riesce, perché è una di quelle cose sulle quali è difficile tornare indietro.

Io proprio non riesco a smetterla di essere natalizio sotto Natale. E anche quest’anno è arrivato il mio Natale.

Con il suo carico di emozioni, con il suo involontario potere di farti sopportare meglio qualsiasi cosa anche le più brutte. Non sarà certo uno dei Natali migliori della mia vita quello di quest’anno, poiché non ci saranno più certe persone accanto a me, ma quella è una mancanza che si sente già da mesi, non sarà certo peggio il giorno di Natale, anzi. Il Natale è accompagnato da così tante belle cose ed emozioni che forse paradossalmente la mancanza di certe persone quel giorno la sentiremo molto meno, o comunque ci andrà di alzare il calice al cielo per festeggiare insieme a loro piuttosto che piangerci. È Natale. È festa. Ed è così tanto festa che se per caso, o per sfiga, o per colpa, non abbiamo addosso la felicità e la serenità che vorremmo, ne abbiamo così tanta a disposizione in giro, tra la gente, nelle vetrine, nei parchi, nelle domeniche, che non dobbiamo fare altro che allungare la mano e rubarne un po’ qui e la. Questo la rende una festa, il fatto che bisogna proprio impegnarsi per essere tristi a Natale.

Oggi è S.Ambrogio. Domani l’Immacolata. A casa mia domani inizia ufficialmente il Natale. E comincia nel modo più natalizio che si possa desiderare, cioè con un pranzo a casa della mia nonnina, che a Natale mi viene sempre da chiamarla così, e questo perché da quando ero bimbo, a Natale la vedo sempre vestita di rosso con una barba bianca.

Ed è tradizione. Una delle più belle. Finchè mia nonna sarà la prima delle tradizioni natalizie della mia famiglia, il Natale mio e di chi mi è vicino sarà sempre felice, e se non riuscite proprio a capirne il motivo è perché non siete mai venuti a pranzo da mia nonna ogni anno l’8 dicembre.

Domani sarò alla sua tavola. Nella città dove sono nato, a mangiare quel piatto che è sempre lo stesso e guai se non fosse così, visto che è tradizione e non me la toccare.

Domani sarà l’inizio di un mese nel quale mi immergerò nelle mie radici praticamente quotidianamente. E sono così felice della mia storia nonostante non sia stata certo semplice, da non vedere l’ora di immergercimi con tutta la testa.

E non mi sentirò triste, perché nonostante io viva da solo, non c’è stato un solo anno nemmeno quando erano davvero brutti, nel quale non abbia fatto il mio personale albero nella mia cameretta, perché è Natale, e le notti di dicembre nella mia vita sono sempre state illuminate da quelle luci, e sarà così sempre, bello o brutto che sia quello che sto passando, le mie notti di dicembre non saranno mai diverse da quello a cui mia mamma mi ha abituato perché quella bellezza me la ricordo così bene quando vivevo con la mia famiglia, da considerarla una delle cose che ho messo in valigia quando me ne sono andato e alla quale non rinuncerò mai.

E inizierò a parlare per un mese solo di cose belle, di luci. E quest’anno oltre che addobbare la mia casetta, ho anche una nuova casa da addobbare, e non mi sento triste pensando che vorrei rifare la grafica del sito in versione Natalizia, perché è Natale, e quello che penso in questo periodo non può essere scritto su fondo nero.

E scriverò i miei auguri a chi vorrei li ricevesse. E scriverò la mia lettera a Babbo Natale, perché quest’anno di cose da chiedere ne ho davvero tante. E non mi interessa se qualcuno leggerà tristezza in tutto questo. È un problema di chi non sa leggere.

Io so scrivere in tante lingue. So far piangere tante emozioni, ma sono stato cresciuto anche in una delle maniere più belle che io avessi desiderato, cioè all’insegna delle tradizioni.

E non diciamo cazzate noglobbal alternativ-anti-cosumistic-post-cips-ciaps

Venite a cena da mia mamma la notte di Natale, vedrete una tavola addobbata con così tante belle emozioni, verrete serviti con così tanto piacere, assaggerete piatti così cordialmente familiari e vivrete sorrisi così tanto infantili, da non riuscire più a smettere di aspettare ogni anno che arrivi l’8 dicembre per poter di nuovo dire “Buon Natale”.

Buon Natale.

Sentine il suono. È un carillon.

Qualcuno dice che sono ancora un bambino.

Io dico “Prova a venire a pranzo da mia nonna domani”.

In ogni caso è iniziato Natale. E a casa mia è sempre stato gioia.

E sarà sempre così.

Mio padre poteva andarsene in qualsiasi momento, di qualsiasi anno. Non sarà certo questo che mi toglierà il sorriso.

Alzerò il calice. E mi sentirò bene.

E anche solo pensandolo capisco perché devo ringraziare mia mamma per avermi cresciuto con così tanti sentimenti belli.

È Natale, e sarà Natale in ogni caso. Come sempre.

Paradossalmente è il primo Natale nel quale sento vicino mio padre. E la cosa mi fa sentire felice.

Grazie alle stupide tradizioni a cui noi ammalati della sindrome di Peter Pan non riusciamo proprio a rinunciare.

Grazie a tutte quelle cazzatine che addobbano le vetrine e che a noi piacciono tanto.

Grazie a tutte quelle cose che nella mia vita da 30 anni mi circondano sotto Natale.

E quando non ero in grado di averle, c’era sempre mia mamma o mia nonna che si facevano in quattro per darmi.

Grazie a questa stupida felicità che non riesco a non sentire sotto Natale.

Grazie alla mia famiglia.

Sparsa qui e la.

Ma sempre Natalizia.

Grazie.

Nessun commento:

Posta un commento